Al di là delle questioni musicali e di show più o meno riuscito con esibizioni oltre il limite del sopportabile, il festival di Sanremo ha comunque avuto il merito di indicare due tendenze da non sottovalutare nel mondo reale.
Innanzitutto tra i 5 classificati nelle prime posizioni nessuno proveniva dai talent. E la seconda, strettamente correlata, è che nelle ultime 5 edizioni per 4 volte ha vinto il/la cantante che aveva scelto il manager giusto: sempre lo stesso, anzi la stessa.
Dunque, in pratica, si abbandona il pernicioso amichettismo e la fastidiosa compagnia di giro per puntare sulla professionalità. D’accordo, il cantautorato attuale non è minimamente all’altezza dei De André, di Mogol e Battisti, di Guccini, di De Gregori. Però siamo a vette himalayane rispetto ai protagonisti di rap e trap che, forse, hanno fatto il loro (non sufficientemente breve) tempo e magari smetteranno con l’inquinamento acustico.
Però la speranza è che dalla musica si passi a tutto il resto. Basta con le combriccole che piazzano amici, famigliari e famigli nei luoghi che contano pur in totale mancanza di qualità e competenze. Basta con le compagnie di giro che ripresentano sempre le medesime pessime persone. Che si tratti di un consiglio d’amministrazione o di un talk show.
Non sarà facile, perché sono centri di potere e smantellare tutto richiede uno sforzo enorme. Anche perché non bastano le giurie popolari. Quelle hanno già decretato la morte dei giornali e dei talk show. E come sottolinea Ferruccio De Bortoli riprendendo uno studio internazionale, l’Italia è al secondo posto in Europa, alle spalle della Francia, per la sfiducia dei cittadini nei confronti dei politici. Ma non se ne vanno i politici, non se ne vanno le combriccole, i talk show e neppure i talent. Per ora..
Fonte “Electo Magazine”