Il 15 luglio del 1799 mentre si svolgeva la campagna militare di Napoleone Bonaparte in Egitto, la storia documentata narra che un ufficiale, tale Pierre-François Bouchard, diede l’ordine ad un reparto sotto il suo comando di dissotterrare un’antica fortezza egizia a Rashid (Rosetta), sulla costa egiziana settentrionale. In quella occasione un soldato scoprì la cosiddetta stele di Rosetta, un blocco di granito di circa 760 chili che successivamente si sarebbe rivelato la chiave fondamentale per decifrare i geroglifici egizi.
Sulla pietra, che era solo un frammento di un’antica stele egizia, vi si trovavano tre tipi di scrittura. La parte superiore, di quattordici righe, era scritta in geroglifici egizi; le trentadue righe centrali erano scritte in demotico, l’ultima fase della scrittura egizia; e nella parte inferiore c’erano cinquantaquattro righe in greco antico, lingua già conosciuta ai primi del ‘700.
Gli studiosi cominciarono a studiarla, ma l’unica cosa che compresero era che i tre testi avevano lo stesso contenuto, ovvero un decreto sacerdotale in onore del faraone Tolomeo V del 196 a.C.
Fu però il francese Jean-François Champollion (1790-1832), a decifrarne i geroglifici nel 1822, attraverso la comparazione dei testi. Nel 2022 si festeggiano i 200 anni dalla decifrazione dei geroglifici. Oggi la pietra si trova al British Museum di Londra.
Questo evento viene universalmente riconosciuto come la nascita dell’egittologia moderna.
Il Museo Egizio di Torino, che fra l’altro vanta il secondo posto per importanza dopo quello del Cairo, in occasione di questo anniversario ha deciso di fare una mostra dedicata interamente alle scritture e alla lingua della civiltà egizia che terminerà il 7 settembre 2023.
Secondo la mitologia egizia, fu il dio Thot a ideare l’arte della scrittura. Infatti il termine egizio per geroglifici è letteralmente traducibile come “parole del dio”, facendo proprio riferimento al dio Thot. Egli era anche considerato il patrono della conoscenza ed il protettore degli scribi.
Nell’antico Egitto la scrittura era uno strumento indispensabile per chi amministrava il paese e lo strumento atto a divulgare il pensiero religioso e tutti i riti ad esso connessi, a partire dalla nascita e fino alla morte.
La mostra “Il Dono di Thot: Leggere l’antico Egitto” ripercorre l’evoluzione delle diverse forme di scritture utilizzate (dallo ieratico per proseguire con il demotico, il copto ed infine il geroglifico) e i vari supporti (rocce, cocci, fino ai fogli di papiro) su cui si scriveva, aprendo una finestra sulla società dell’antico Egitto.
I reperti visibili in esposizione sono ben 170: troviamo esposti papiri, capolavori della statuaria, oggetti in alabastro e statuine lignee, a testimonianza di quella cultura materiale attraverso cui egittologi e storici hanno ricostruito la biografia non solo degli oggetti, ma dell’intera civiltà nilotica. Se siete appassionati di storia o anche solo curiosi, questa mostra esposta in un contesto di suo già straordinario, merita di essere visitata.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”