In finanza c’è un acronimo, ESG, che fa riferimento a tre criteri/caratteristiche che chi vuole effettuare un investimento può prendere in considerazione nel selezionare le aziende in cui investire. Cosa vuole dire questo acronimo?
La “E” (Environmental), sta ad indicare l’impatto dell’azienda analizzata sul nostro pianeta. Questo impatto viene misurato attraverso l’analisi di tre fattori: le emissioni di CO2, l’efficienza energetica e l’inquinamento prodotto nell’aria e nell’acqua.
Con la “S” (Social), si procede con l’analisi dell’impegno sostenibile che l’azienda dedica ai propri dipendenti e alla comunità in cui opera.
Infine la “G”, serve per riassumere le pratiche di “Governance”, cioè quanto la gestione del business aziendale, sia trasparente ed etico.
Con il passare degli anni (si è iniziato a parlare di ESG nel 2006), questo parametro ha acquisito man mano una maggiore importanza per quegli investitori che sono interessati a destinare i propri capitali verso progetti sostenibili e in linea con i loro valori. Dall’altra parte, per le aziende, è diventato importante soddisfare queste esigenze. Fra l’altro questo fattore ha permesso alle stesse di aumentare la propria competitività e innovazione rendendosi più appetibili sul mercato.
Come applicare in maniera pratica una strategia di investimento che rispetti gli ESG? Per esempio, un investitore può iniziare ad eliminare dal proprio portafoglio aziende che creano profitti attraverso armi, casinò, combustibili fossili e tabacco.
Un secondo metodo applicabile è quello di andare a cercare sul mercato, quelle aziende che hanno già dimostrato di essere attente all’ambiente e al sociale. Potremmo definirle le “Best in class”, ovvero le aziende con il miglior punteggio realizzato nell’ambito ESG.
Un investitore ancor più interessato a questi aspetti può propendere per la strategia di integrazione delle tematiche ESG tra i suoi parametri di selezione, inserendo quindi questo tipo di considerazioni tra quelle che lo portano a scegliere di investire in una impresa piuttosto che in un’altra.
Purtroppo non c’è un unico regolamento che definisce gli standard e le pratiche ESG a livello mondiale. tra le diverse aree geografiche. Perciò, per semplicità, andremo ad analizzare le regole applicate dall’Unione Europea. Noi adottiamo un approccio molto preciso che comprendono: il Regolamento sulla divulgazione delle informazioni relative alla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR) e il Regolamento sulla tassonomia. Questi due fattori stabiliscono requisiti condivisi per identificare le attività finanziarie sostenibili su cui investire. E attraverso questa analisi, le Banche possono svolgere da guida in questo campo.
Si è propensi a preventivare che, entro il 2026, gli investimenti destinati al settore ESG aumenteranno a 33,9 trilioni di dollari (una cifra monstre che rappresenterebbe il 22% degli asset globali gestiti). Inoltre si prevede un tasso di crescita annuo composto del settore di quasi il 13%. Un settore in così forte crescita, merita quanto meno, una maggiore informazione da parte degli investitori.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”