A quanto risulta da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti sembra che 1 consumatore su 4, quindi circa 11 milioni di persone, non sia a conoscenza della fine del regime di maggior tutela. Un altro dato impressionante riguarda i 4,5 milioni di italiani che dichiarano di non sapere nemmeno se il loro contratto sia in regime tutelato o nel mercato libero.
Secondo l’indagine realizzata su un campione rappresentativo della popolazione nazionale, i meno informati riguardo alla fine del regime di maggior tutela sono gli under 34, con una percentuale superiore al 36%, e i residenti del Centro Italia, con il 33%. È curioso notare che la consapevolezza di questa scadenza è minore nei centri di medie dimensioni, rispetto alle grandi città. I più informati risultano essere i residenti nei piccoli comuni, dove solo il 23% dichiara di non sapere della fine del mercato tutelato.
L’indagine ha anche esaminato i comportamenti degli italiani in vista di questo storico cambiamento. Sebbene la maggior parte degli intervistati abbia dichiarato di essere già passata al mercato libero, quasi 3 milioni di persone ancora nel mercato tutelato, pur essendo consapevoli della scadenza, non hanno ancora deciso come comportarsi. I più incerti sono i 55-64enni, tra i quali la percentuale di indecisi sale al 16%, rispetto a una media nazionale del 10%.
Cosa hanno intenzione di fare gli italiani dal 30 giugno? Tra coloro che sono ancora nel mercato tutelato il 23% ha intenzione di passare al mercato libero, mentre poco più della metà ha dichiarato che rimarrà nel regime di maggior tutela per entrare automaticamente nel nuovo sistema di tutele graduali. Tuttavia, c’è anche chi intende fare il percorso inverso: poco più di 2 milioni di italiani hanno dichiarato di voler tornare al mercato tutelato prima della sua fine per poter usufruire delle tariffe del servizio a tutele graduali.
E forse proprio questa scarsa conoscenza è il motivo per cui ci sono province dove i consumatori pagano inconsapevolmente di più: secondo i dati di Switcho, chi vive in città e ha cambiato fornitore ha risparmiato in media 290 euro, contro i 343 di chi vive in provincia. “Un risparmio maggiore al cambio fornitore è indice di una tariffa di partenza peggiore, quindi gli italiani residenti in provincia sembrano avere mediamente delle bollette più salate rispetto a chi vive nelle grandi città”, spiega Switcho nel report. Perché questa differenza? Non esiste una risposta univoca, poiché le bollette energetiche dipendono da diverse variabili. Prima fra tutte, “le dimensioni delle abitazioni, che fuori dalle città sono tendenzialmente più grandi e quindi comportano in media consumi di energia maggiori” e bollette di conseguenza più elevate. “Altrettanto influenti,” continua l’analisi di Switcho, “sono la poca propensione a cambiare fornitore e la scarsa fiducia verso società meno conosciute ma con offerte molto competitive, oltre alla poca conoscenza del mercato e degli strumenti digitali a disposizione per il confronto delle offerte.” Tuttavia, un po’ tutti gli italiani pagano bollette più alte nonostante esistano opportunità migliori, chi più, chi meno. L’osservatorio di Switcho ha rilevato che negli ultimi 12 mesi circa il 90% dei consumatori non ha beneficiato delle migliori offerte disponibili, sia per la luce che per il gas.
Attendiamo qualche mese e vedremo come andrà ad incidere realmente questo cambiamento sui clienti/famiglie.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”