Le aziende che si affidano al welfare aziendale ed ai fringe benefit, sono in aumento.
D’altronde questi strumenti rispondono a due esigenze: creare un ambiente di lavoro piacevole grazie alla cura del benessere dei dipendenti, e di conseguenza ottenere una produzione maggiore, sia in termini di quantità che di qualità.
Si potrebbe essere portati a credere, che questi due strumenti siano, fondamentalmente, simili fra loro. Niente di più errato, ed in questo articolo andremo ad analizzarli per permettere agli imprenditori di scegliere quelli più convenienti per le casse dell’impresa.
Il welfare aziendale racchiude i beni ed i servizi forniti al dipendente; questi ne vanno ad integrare la normale retribuzione. Come se lo stipendio aumentasse ma senza un aumento monetario in busta paga.
L’azienda, dopo aver analizzato quali siano le esigenze maggiori dei dipendenti, è come se comprasse questi “beni” e li erogasse ai lavoratori. Per l’impresa il vantaggio è che su questi “beni” non deve versare i contributi all’Inps e all’Inail. Ecco perché questo tipo di integrazione salariale è ben accetta sia dal dipendente, che vede migliorato il suo rapporto vita personale-lavoro, che dall’imprenditore.
Anche i fringe benefits sono dei compensi non monetari; sono, infatti, beni e/o servizi che possono essere forniti a tutti i dipendenti o ad un singolo lavoratore, senza obbligo normativo, al fine di valorizzarne ed incentivarne l’attività.
Fino a qui, si potrebbe pensare, che non ci siano grandi differenze fra i due strumenti.
Il welfare aziendale, per poter dare l’esenzione fiscale e previdenziale, deve essere fornito o a tutti i dipendenti, oppure ad una categoria ben identificabile, per esempio a tutti i dipendenti che hanno una retribuzione annua lorda (RAL) fino a € 30.000,00 compresi. Il welfare, inoltre può essere istituito attraverso due strumenti:
- attraverso un contratto o un accordo, e in questa maniera può essere dedotto integralmente ai fini Ires;
- oppure offerto unilateralmente, ed in questo caso la deducibilità si riduce al 5 per mille;
I fringe benefits, invece, possono essere erogati anche ad un singolo lavoratore, da intendersi come premio per il medesimo. Sono esentasse fino alla soglia di € 258,23 annui (anche se nel 2023 la soglia per i dipendenti che hanno figli a carico, è salita ad € 3.000,00).
Il welfare, sulla base del servizio o bene erogato, presenta dei limiti maggiori.
Ecco la differenza principale fra i due strumenti, differenza che l’imprenditore deve valutare nella scelta di quale fornire ai suoi dipendenti.
Ad una prima occhiata si potrebbe pensare che i fringe benefits siano più convenienti per un’azienda. Ma attenzione: il welfare può ridurre l’Ires (di conseguenza, il costo del lavoro), inoltre può essere erogato anche agli amministratori. In questo caso va ad aumentare i vantaggi contributivi e fiscali per l’azienda (attraverso la deducibilità)
Per concludere, quale strumento è il migliore? Quello che risponde alle esigenze ed alle caratteristiche della singola azienda. Tenete sempre conto che questi strumenti devono essere valutati e costruiti come un abito sartoriale, letteralmente costruiti su misura, al fine di trovare le soluzioni migliori per ridurre le tasse: solo così si riuscirà ad evitare di subire l’imposizione fiscale all’impresa e utilizzare il denaro risparmiato per investire e accrescere il business.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”