Arriva un nuovo Btp a 30 anni, con scadenza 1° ottobre 2054. La comunicazione arriva dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha affidato a Barclyas Bank Ireland PLC, BNP Paribas, BofA Securities Europe S.A., Citibank Europe PLC e Société Générale Inv Banking il mandato per il collocamento sindacato di questo nuovo benchmark a 30 anni Btp. La transazione, viene specificato, sarà effettuata nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato.
Il rendimento
Ovviamente già ci si interroga su quello che sarà il rendimento di questo nuovo Btp a 30 anni. Se consideriamo che il rendimento effettivo netto del Btp più lungo attualmente sul mercato, con scadenza al 2072 e cedola lorda 2,15%, al netto della ritenuta fiscale e al prezzo di circa 61 euro, è intorno al 3,1%.
Che il Btp emesso ad agosto ha un rendimento del 2,89%.
Per la nuova emissione di Btp al 2054 si può ipotizzare un rendimento nella forbice appena espressa, o non troppo dissimile.
L’ultima emissione
Intanto i Btp si riconfermano come uno degli investimenti preferiti, se non il preferito in assoluto, dai piccoli risparmiatori italiani. La Banca d’Italia ha pubblicato i risultati di un’operazione che ha visto i Btp con scadenza il 28 agosto 2026 andare letteralmente a ruba. Il Tesoro ha offerto 2,5 miliardi di euro di titoli e sono stati tutti piazzati, con un tasso lordo del 2,89%, più basso di 21 punti base rispetto all’emissione precedente di luglio. La riduzione del rendimento è la riprova della forte domanda per questo genere di titoli. I piccoli risparmiatori continuano a puntare sull’affidabilità dei titoli di Stato, nonostante la riduzione dei rendimenti.
Siamo un popolo che ama i Btp
Altre forme di investimento ben più redditizie come ad esempio le criptovalute, l’oro e gli Etf vengono tradizionalmente percepiti dai piccoli risparmiatori come investimenti eccessivamente complessi e dall’esito incerto. Si deve anche considerare il fatto che le banche, non hanno interesse a puntare su questi strumenti, in alcuni casi per una reale volatilità che può essere ingestibile con conseguenze ben maggiori di ingenti perdite dell’investitore, in altri casi perché gli strumenti, seppur validi e performanti, non permettono alla banca di ottenere una remunerazione sufficiente a giustificare il “costo del cliente”. I Btp, invece, sono la scelta di chi voglia assicurare il proprio capitale contro gli scossoni del mercato, tamponando al tempo stesso gli effetti dell’inflazione. I Btp sono pur sempre condizionati dall’andamento dei tassi e dei mercati finanziari, ma immensamente meno rispetto alle altre forme di investimento prima citate.
Con l’ultima emissione l’importo complessivo in circolazione di questi titoli supera i 6 miliardi di euro. Cifra destinata ad essere molto presto superata. La febbre da Btp è ricominciata nella scorsa primavera con due collocamenti del Btp Valore che hanno letteralmente sbancato.
Questa tipologia di titoli, dunque, si pone in alternativa a un’altra forma di investimento particolarmente apprezzata dagli italiani: il mattone. Sugli immobili pesa come un macigno l’incertezza della normativa europea, con la direttiva Case Green che imporrà importanti ristrutturazioni. In assenza di sovvenzioni pubbliche un proprietario di immobile a basse prestazioni energetiche potrebbe essere chiamato a dover sostenere un vero e proprio salasso. Ma pesa anche, e come un macigno, la difficoltà per molti nell’accedere al credito per la stipula dei mutui.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”