Soprattutto in questo 2023, è innegabile quanto il cambiamento climatico abbia influenzato negativamente il nostro quotidiano. Piogge torrenziali, venti potenti e improvvisi, trombe d’aria, mareggiate incontrollabili e infine il riscaldamento globale. Tutto quanto ha inciso sull’uomo e sulla natura. Fra i prodotti d’eccellenza che hanno risentito di questi eventi c’è la produzione di vino in quelle che sono definite le “zone classiche”.
Dal Piemonte al triveneto, attraversando per lungo l’Italia e le sue isole, abbiamo assistito dal cambiamento della frequenza della pioggia alla grandine fuori misura, dal gelo fuori stagione all’estate protratta fino a fine ottobre, e ci sono molte indicazioni che il tempo continuerà a degenerare: questa è diventata la sfida più importante che i viticoltori devono affrontare.
Per chi non le conoscesse, ci sono importanti alchimie che, ben dosate, permettono di produrre un vino che sia in linea con le caratteristiche del vitigno di provenienza.
Facciamo alcuni esempi:
Se una stagione vede un irraggiamento solare molto più forte del solito accompagnata da un calore intenso, questi fattori andranno ad influenzare il contenuto dello zucchero nell’uva, che verrà poi convertito in alcol. L’uva ha bisogno della giusta quantità di sole, in maniera prolungata, per produrre il giusto equilibrio fra zucchero e acidità Se questo non avviene, si creerà uno squilibrio che deve essere compensato dal viticoltore.
Inoltre, la corretta durata temporale di crescita e maturazione dell’uva, è altrettanto importante, perché fa sì che la beva del prodotto finale abbia quella giusta complessità di aromi, tipici del vino realizzato con quel specifico vitigno/i.
Se una stagione è più fredda del normale, la conseguenza sarà la produzione di vini con meno zucchero e una maggiore acidità, che renderanno l’aroma del vino, un pò più acerbo. Mentre, se una stagione sarà più calda del normale, la conseguenza saranno vini con un tasso zuccherino più alto e con minore acidità. Questo produrrà una beva con aromi come di frutta cotta, troppo matura.
Alla luce di questa breve disamina della situazione e delle conseguenze che produce, è innegabile che i viticoltori debbano affrontare sfide non da poco. Per attutire questi eventi climatici, al momento l’innesto di vitigni per rendere più forti quelli in essere e una corretta e studiata potatura per proteggere la crescita e maturazione dell’uva, sono le armi con cui i viticoltori stanno proteggendo il loro prodotto.
La figura dell’agronomo è molto importante in questa fase di cambiamenti, perché affianca il produttore nello strutturare le migliori soluzioni da apportare nel suo specifico caso.
Il futuro non è matematicamente prevedibile, ma si può affermare che, a fronte di un continuo incremento annuale delle temperature (così come abbiamo visto in questi ultimi anni), potremmo assistere a veri e propri “esodi” dei vitigni, che verranno spostati sempre più al nord dall’equatore, per mantenere la giusta dose di calore e pioggia di cui hanno bisogno. Speriamo che, se mai dovesse capitare, sia il più in là possibile, perché non è piacevole anche solo il pensiero di dover vedere il Barolo prodotto nella regione del Bordeaux.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”