Da sempre per i professionisti c’è stato un gap di tutele rispetto ai lavoratori dipendenti, ma mai quanto oggi quel gap è diventato tale da richiedere degli interventi integrativi mirati. L’unico modo per farlo è quello di sottoscrivere delle polizze destinate alla protezione e tutela di alcuni settori sensibili che andiamo ad identificare.
Innanzitutto un libero professionista ha la fondamentale necessità di proteggere il suo patrimonio dai rischi di impresa. A questo proposito ci sono tre tipologie di polizze da prendere in considerazione: le polizze di responsabilità civile, che proteggono il patrimonio dai rischi professionali connessi al normale svolgimento dell’attività lavorativa. A questa va affiancata anche una copertura che tuteli dalla perdita involontaria del posto di lavoro e che preveda l’erogazione di un indennizzo che tenga conto delle cause che hanno portato alla perdita del lavoro ed al tempo necessario per tornare ad essere operativi sul mercato. La terza polizza che merita di essere presa in considerazione è la Cyber risk. Questa tipologia di polizza copre dal rischio di attacchi informatici. Ormai tutte le informazioni passano e vengono custodite su strumenti connessi, ed il rischio di perdita dati, soprattutto se sensibili, o la necessità di dover sostituire il software attaccato, potrebbe richiedere un esborso importante; una polizza che sollevasse da questa incombenza è di concreta utilità
Un discorso a parte merita il settore legato alla salute. Malgrado la filosofia, tutta italiana, del “tanto a me non succede”, nel corso degli ultimi dieci anni la percezione, anzi, la consapevolezza che l’accesso a prestazioni sanitarie e assistenziali pienamente adeguate alle necessità, dipenderà sempre più dalla disponibilità di risorse private, è sensibilmente aumentato.
Persino i mass media hanno denunciato tempi ben più che biblici per fare esami apparentemente banali, o fondamentali per una diagnosi preventiva. Il libero professionista deve vagliare tutte le possibilità alle quali può accedere: fondi sanitari, società di mutuo soccorso, casse, compagnie assicurative. Soffermandoci su quest’ultime, hanno il vantaggio di poter essere “costruite” sulle esigenze del professionista: si parte dalla formula assicurativa base per grandi interventi chirurgici e gravi malattie, fino alle estensioni e convenzioni aggiuntive che includono coperture finanziarie per prevenzione, verifiche e accertamenti diagnostici, ricoveri ospedalieri, long term care, nonché servizi extra ospedalieri (fisioterapia, logopedia, nutrizionista, psicologo, etc) e visite specialistiche eseguiti sia in regime pubblico che privato.
Abbiamo lasciato per ultima quella che in realtà dovrebbe essere la prima copertura da affrontare: l’integrazione pensionistica. Dal lontano 1994, è stato introdotto il sistema contributivo al posto di quello reddituale. Ovvero, se in passato venivano presi in considerazione i redditi medi degli ultimi 5 anni per calcolare la pensione, oggi si conta il monte dei contributi annui versati. Questo rappresenta un impoverimento delle pensioni in generale, ma in particolare di quelle dei liberi professionisti.
Quest’ultimi rischiano seriamente di aver lavorato “una vita”, per ricevere una pensione statale di poco superiore alla cosiddetta minima (circa € 6.500,00 annui). Per questo motivo già nel 1994, venne presentato il sistema a “tre pilastri”: contributi previdenziali all’INPS, fondi pensione di categoria/casse professionali e fondi pensione individuali (PIP). Per incentivare l’accumulo individuale sui PIP (piani integrativi di previdenza), che sono indispensabili ai fini della creazione di una rendita pensionistica degna di questo nome, il governo vi ha collegato notevoli benefici fiscali: deducibilità dei contributi fino al limite annuo dei 5.164,57 euro, tassazione ridotta dei rendimenti al 20% rispetto al 26% delle altre rendite finanziarie, imposizione agevolata delle prestazioni finali con ritenuta alla fonte del 15% che si riduce dello 0,30 per ogni anno di durata superiore al quindicesimo fino ad un minimo del 9%.
Poter contare su questi ombrelli di garanzia e tutela, può fare la differenza proprio quando la nostra capacità lavorativa verrà meno. Allora, simbolicamente parlando, tireremo in barca la rete e vi troveremo i frutti dei nostri sacrifici. L’augurio, è che permettano di trascorrere una fase delicata della nostra vita, in modo sereno e vitale.
Di Macina Luca – Iscritto all’albo unico dei “Consulenti Finanziari – OFC – Regione Piemonte”